Cold IPA: la guida completa al nuovo stile di birra artigianale

Cold IPA guida completa al nuovo stile di birra artigianale

Negli ultimi anni il mondo delle birre artigianali sta vivendo una fase di grande fermento, con l’introduzione di nuovi stili pensati per esaltare aromi, freschezza e bevibilità. Tra le novità che stanno conquistando appassionati e curiosi c’è la Cold IPA, un tipo di birra che unisce l’intensità aromatica delle classiche IPA alla pulizia fermentativa tipica delle lager. Il risultato è una bevanda secca, profumata e più facile da bere rispetto a molti altri sottostili.

Questo stile è nato dall’esigenza dei birrai di trovare un equilibrio migliore tra corpo, aromi e freschezza. Le tradizionali IPA sono note per il loro carattere deciso e l’uso massiccio di luppolo, ma possono risultare talvolta troppo corpose o dolci. Le Cold IPA nascono per offrire un’alternativa più snella, con un finale asciutto che mette in primo piano i profumi dei luppoli moderni.

Luppolo

Origini e filosofia produttiva

Lo stile è stato sviluppato negli Stati Uniti, in un contesto in cui le IPA avevano già raggiunto un enorme successo. Molti birrai volevano però creare una birra che mantenesse l’intensità aromatica delle IPA ma che fosse più fresca e nitida. La chiave sta nell’utilizzo di un lievito da lager, fermentato però a temperature leggermente superiori a quelle tradizionali, intorno ai 15-18°C.

Questo processo consente di ottenere una fermentazione pulita e secca, evitando gli esteri fruttati tipici dei lieviti ale e lasciando che i profumi dei luppoli emergano in modo netto. La filosofia produttiva si concentra quindi sulla chiarezza aromatica e sulla facilità di bevuta.


Tecniche di produzione delle Cold IPA

Per ottenere questo profilo, i birrai adottano scelte mirate durante la lavorazione:

Fermentazione controllata
L’impiego di lieviti da lager a temperature intermedie garantisce un profilo aromatico lineare e ben definito. La precisione nella gestione della fermentazione è fondamentale per mantenere la pulizia complessiva.

Composizione del grist
La base di malti è più leggera rispetto a quella di molte IPA tradizionali. Spesso si aggiunge una piccola percentuale di riso o mais, che alleggerisce il corpo della birra e contribuisce a renderla più scorrevole.

Selezione dei luppoli
La scelta dei luppoli è cruciale: vengono predilette varietà moderne come Citra, Mosaic, Simcoe, Galaxy e Nelson Sauvin, apprezzate per i loro aromi di agrumi, frutta tropicale e leggere note resinose. Alcuni birrai utilizzano anche luppoli neozelandesi, capaci di donare sentori di uva bianca e frutti esotici.

Dry hopping mirato
Il dry hopping, ovvero l’aggiunta di luppolo a fermentazione quasi terminata, è una tecnica centrale in questo stile. Permette di ottenere un profumo intenso e fresco, senza aumentare eccessivamente l’amaro, così da mantenere la birra equilibrata.

Bionda ghiacciata

Differenze rispetto ad altri sottostili

Per comprendere meglio il successo di questo stile, vale la pena confrontarlo con alcune varianti più conosciute delle IPA:

  • Le American IPA offrono un corpo pieno e un amaro deciso, con profumi di agrumi e resina.
  • Le New England IPA (NEIPA) si distinguono per il loro aspetto torbido, texture morbida e note fruttate più marcate, con un finale dolce.
  • Le Session IPA puntano sulla leggerezza, con gradazioni alcoliche più basse e una bevuta semplice.

Le Cold IPA, invece, si collocano nel mezzo: presentano un corpo più asciutto, una fermentazione pulita e aromi nitidi che lasciano il palato fresco, senza rinunciare all’intensità dei luppoli.


Profilo aromatico e abbinamenti

Uno degli aspetti più apprezzati di questo stile è la sua complessità aromatica. I profumi spaziano dagli agrumi alla frutta tropicale, con sfumature di uva bianca e leggere note resinose. La carbonazione vivace contribuisce a esaltare la freschezza, rendendo la birra perfetta per chi cerca qualcosa di aromatico ma non invadente.

Grazie al corpo leggero, queste birre si abbinano facilmente a diversi piatti. Sono ottime con pietanze speziate, formaggi stagionati, barbecue, hamburger e fritture di pesce. Questa versatilità le rende una scelta ideale anche per chi si avvicina per la prima volta al mondo delle birre artigianali.


Perché questo stile sta conquistando il pubblico

Le Cold IPA stanno guadagnando popolarità grazie a tre caratteristiche principali:

  • Aromi complessi e ben definiti grazie ai luppoli moderni
  • Corpo leggero e bevuta più fresca rispetto alle IPA tradizionali
  • Tecniche produttive innovative che richiedono grande precisione

Questa combinazione le rende adatte sia ai neofiti che desiderano esplorare qualcosa di nuovo, sia agli appassionati che cercano esperienze aromatiche più raffinate.


Scopri le Cold IPA sul nostro shop

Le birre artigianali di questo stile offrono un perfetto equilibrio tra modernità e tradizione, mettendo il luppolo al centro e valorizzando le tecniche di fermentazione più avanzate.

Se vuoi provare alcune interpretazioni di questo stile, visita la categoria IPA sul nostro shop e lasciati guidare alla scoperta delle novità più interessanti.

6 IPA per Agosto 2025: luppolo, sole e voglia di scoprire

6 IPA per Agosto 2025

Agosto è il mese che profuma di vacanza, serate all’aperto e grigliate improvvisate. E cosa c’è di meglio, sotto il sole o sotto le stelle, di una birra IPA ghiacciata e piena di carattere? Con le sue note agrumate, resinose o tropicali, l’India Pale Ale è da sempre la compagna ideale dell’estate: fresca ma intensa, rinfrescante ma mai banale.

Quest’anno su Topbeer.it abbiamo selezionato sei IPA imperdibili da gustare durante il mese più caldo. Sono birre artigianali italiane ed estere, alcune leggendarie, altre tutte da scoprire, ma tutte accomunate da un uso sapiente del luppolo e da uno spirito decisamente estivo. Che tu sia in riva al mare, in montagna o semplicemente sul tuo terrazzo, queste IPA sapranno regalarti un sorso di libertà, aroma e freschezza.

La selezione è pensata per chi ama le IPA in tutte le loro sfumature: dalle più amare e secche alle più succose e fruttate, passando per interpretazioni moderne come le New England IPA e sorprese italiane dal cuore agricolo.

Pronto a rinfrescare la tua estate con gusto?

👉 Scopri qui sotto le 6 IPA che abbiamo scelto per te su Topbeer.it.
Ogni birra è disponibile con spedizione rapida in tutta Italia.
Scegli la tua preferita (o provale tutte) e brinda all’estate con noi!

OPPERBACCO
Be Happy
7,5% alc.

La Be Happy è la nostra interpretazione dello stile New England Ipa, con la stessa morbidezza, intensità olfattiva ma limpida. È prodotta utilizzando un frumento tenero detto Rosciola della zona di Castel del Monte (AQ).

LA CASA DI CURA
T.S.O.
7,0% alc.

La TSO non è solo un’IPA è anche un’idea, una birra ad alta fermentazione che sarà sempre mono malto, mono luppolo e mono spezia. Ed ogni lotto sarà unico. Nella versione attualmente in vendita trovi luppolo Ekuanot e succo 100% bergamotto.

LIQUIDA
La Grande Onda
6,0% alc.

Prodotta con malto Pils e Pale di origine italiana, viene aggiunta anche una piccola percentuale di avena per rendere la bevuta più morbida. La luppolatura è ovviamente dirompente e caratterizzata da note di papaya, passion fruit e ananas che dominano sia l’aroma che il gusto. L’amaro è calibrato e gentile e invoglia a berne a secchiate

HUMUS
Yosemite
6,3% alc.

Humus Yosemite è una West Coast IPA, copiosamente luppolata con varietà americane Citra Simcoe e Columbus, che donano sentori di agrumi e frutta tropicale. La Yosemite si propone come una sintesi tra le tradizionali IPA in stile West Coast e le New England di ultima generazione. Un amaro intenso e persistente, senza spigoli, per una disarmante facilità di bevuta.

BIBIBIR
American IPA
6,5% alc.

Ispirata alle West Coast IPA Americane: chiara, secca, molto luppolata, un mix di profumi e sapori che vanno dal topicale all’agrumato. L’amaro e’ intenso ma mai invadente. 6,5 gradi che non si sentono, da bere a secchi.

WILD RACCOON
Not A Loser
6,0% alc.

Una NZ Hazy IPA vivace e solare, luppolata con Nelson Sauvin, Waimea e Galaxy, che sprigiona papaya, uva spina, lici e uva bianca matura. Leggera ma piena di carattere, come un viaggio in famiglia pieno di speranze, sorrisi e imprevisti. Ogni sorso è una celebrazione di tenacia e dolcezza, pronta a illuminare anche i giorni più grigi.

Brewdog contro le birre industriali (e contro tutti)

Cartellone pubblicitario Brewdog

Il birrificio scozzese parte nuovamente con una campagna pubblicitaria contro le birre industriali. Scopriamo insieme alcuni aspetti della nuova strategia di marketing di Brewdog, che sfrutta una debolezza degli avversari.

Cartellone pubblicitario Brewdog
Pubblicità comparativa in UK

Punk di tutto il mondo (artigianale), Brewdog è viva e lotta insieme a voi! Da qualche tempo è partita nel Regno Unito la nuova campagna pubblicitaria del birrificio di Ellon, su cartelloni stradali e pagine di quotidiani. Qual’è l’obiettivo dei fondatori James Watt e Martin Dickie? Lo scopo è chiaramente dichiarato alla fine del comunicato Brewdog, sostenere la campagna di private equity del birrificio; cioè convincere piccoli azionisti ad investire.

Già in passato ci furono malumori sulle strategie finanziarie dei due soci, in particolare mi riferisco alla cessione del 22% delle quote alla californiana Tsg Consumer Partners . La vicenda venne spiegata molto bene in un articolo del Fatto Quotidiano di Maggio 2017. Dal punto di vista legale la mossa metteva al riparo dalla possibile uscita dal novero dei birrifici artigianali; negli USA infatti si può alienare al massimo il 25%. Una parte consistente del ricavato, circa 100mln dei 215mln di sterline incassati, venne reinveistita nell’azienda stessa.

I risultati si vedono a distanza di un anno, il primo e più eclatante è il Doghouse a Columbus, Ohio: un hotel Brewdog di 32 stanze con birrificio interno e varie features. Gli obiettivi di crescita del birrificio, dunque, ci sono e vengono portati avanti con costanza. Nel 2017 gli ettolitri prodotti da Brewdog sono stati 214mila, ponendolo per esempio al di fuori della definizione di birrificio artigianale in base dalla legislazione italiana, da noi se produci più di 200mila hl perdi la qualifica di artigianale.

Il consumatore medio di birra artigianale, però, ha ancora la percezione di Brewdog come produttore craft? Il cuore del problema è tutto qui. Per questo motivo, probabilmente, la strategia del birrificio è in gran parte mediatica con particolare riguardo ai social. Una delle iniziative è appunto quella denominata Equity for punks, che punta a raccogliere capitale di rischio tra gli stessi appassionati, trasformandoli in azionisti.

Brewdog Punk IPA
Brewdog Punk IPA

Altro elemento mediatico è quello di porsi come argine a difesa del craft contro i cattivi dell’industria. In questo modo i ‘dogs’ dell’Aberdeenshire affermano due cose almeno: prima di tutto si considerano ancora artigianali, in secondo luogo si riconoscono implicitamente il loro ruolo di leader nella guerra commerciale dei buoni contro i cattivi. L’obiettivo è abbastanza facile da trovare e lo combattono con una tattica degna del grande Sun Tzu, l’autore dell’Arte della Guerra.

Il campo è apparentemente ostile, è quello familiare alle multinazionali: cartellonistica stradale e pagine di quotidiani, ma si punta a delegittimare il nemico presso le proprie truppe, se è vero che il 96% del mercato della birra UK è ancora in mano alle multinazionali del settore. In secondo luogo si usano le stesse armi delle multinazionali: i giudizi di Ratebeer, il sito internet più influente di critica birraria; anche ora che è partecipato da AB Inbev (qui un’analisi approfondita di Andrea Turco su Cronache di Birra)

Il trucco è questo, lanciare il sasso senza nascondere la mano.
Si mostrano, come pubblicità comparativa, i giudizi su quattro birre molto note nell’area britannica, senza timore di essere smentiti. In fondo è la stessa AB Inbev ad affermare indirettamente che Brewdog è meglio di Asahi (Nastro azzurro), Molson Coors (Carling) e di AB Inbev stessa (Budweiser).
Semplicemente geniale.

Brewdog sui quotidiani
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CrAk Guerrilla! Le IPA si bevono giovani (e dalla lattina)

Chiacchierando con Marco (publican di Etimuè ad Acireale) e Francesco ( organizzatore del BeerCatania) è saltato fuori l’argomento del giorno: il bugiardino applicato sulle lattine di CrAk Guerrilla.

Crak Guerrilla 40cl
Il bugiardino della Guerrilla

Una birra può avere le avvertenze per la somministrazione e le modalità d’uso, come i medicinali? All’inizio sembrava una trovata ironica, una genialata di qualche creativo del marketing del birrificio di Campodarsego. Leggendo meglio, però, viene il dubbio che i ragazzi di CrAk prendano molto sul serio i concetti scritti sulla lattina. Se le cose stanno così – e non ci sono motivi per dubitarne – leggiamo meglio e parliamone.

Le birre molto luppolate devono seguire la catena del freddo

Potrebbe anche starci, è vero che il caldo accelera i processi degenerativi e bere birre prodotte da lungo tempo finisce per affievolirne la freschezza organolettica. Nella Guerrilla vengono usati Simcoe (resina di pino e agrumi), Mosaic (pino fresco, mango, mirtillo e agrumi) e Galaxy (agrumi, pesca, passion fruit e frutta a polpa gialla). Mano a mano che ci si allontana dalla Best Before Date si dovrebbero percepire meno intense queste caratteristiche: il pino un po’ più secco, i fiori un po’ appassiti e la frutta un po’ marcia. L’obiezione però nasce spontanea: lo stile IPA non era quello dei velieri che portano birra da Londra alle Indie? Come si ripete spesso nei corsi di avvicinamento alle birre artigianali, lo stile IPA viene fuori proprio per i problemi di conservazione della birra durante i lunghi viaggi per mare. Possibile che il luppolo da formidabile conservante sia diventato l’anello debole?

La catena del freddo
Sempre sul bugiardino, CrAk consiglia di acquistare birre molto luppolate solo se sono conservate in frigo e hanno mantenuto la catena del freddo lungo la filiera distributiva. I manuali HACCP non contemplano la birra artigianale tra gli alimenti che possono sviluppare rischi e necessitano di trasporto refrigerato. Per analogia diciamo che la temperatura di trasporto potrebbero essere i +4°C previsti per latte, yogurt ecc.

Crak Guerrilla 40cl
La catena del freddo

Meglio bere dalla lattina
E’ questo il suggerimento più sorprendente: bevi dalla lattina. CrAk Guerrilla viene confezionata in isobarico, quindi senza contatto con l’aria e “dosando” la CO2 interna. Bere dalla lattina, quindi, significa bere la Guerrilla come il mastro birraio ha previsto che sia bevuta. Tracannare dalla bottiglia/lattina però significa andare contro un’interpretazione più ampia della degustazione. Quando bevo voglio sentire il sibilo dell’anidride carbonica che sfugge dal tappo o dalla latta. Il colore della birra, la velatura, il cappello di schiuma: sono tutti elementi importanti su cui si basano anni e anni di critica birraria. L’aspetto più inquietante, però, riguarda l’analisi olfattiva: mi fai un pistolotto sulla freschezza dei luppoli, sulla rispetto della catena del freddo e non mi permetti di apprezzare al meglio gli accenti resinosi di pino del Simcoe o le sfumature al mirtillo del Mosaic?

Crak Guerrilla 40cl
Le note finali

Anzi meglio non usare il bicchiere. Potrebbe essere sporco o la birra servita male. Si consiglia di “annusare la birra dal piccolo foro e contemporaneamente premere delicatamente”.
A chiusura delle istruzioni viene riportata l’email dell’ufficio reclami, per segnalare situazioni fuori dai canoni indicati per la CrAk Guerrilla.

Il mondo alla rovescia sembrerebbe, il birraio che insegna a vivere al bier sommelier o al publican.
Eppure la CrAk philosophy, rivoluzionaria e dirompente, ha i suoi seguaci. Il mondo dei beer geeks, con forte connotazione social e presenza massiccia nelle grandi città, accetta e fa sua questa  visione. Birre come CrAk Guerrilla o CrAk Neipa sono tra le più richieste e cariche di hype per gli appassionati. Il birrificio padovano è considerato come quello più d’avanguardia  e vicino a modelli inglesi e americani, nulla di strano se cerchi di affermare il suo ruolo anche con posizioni molto controcorrente.
Chissà che alla fine non abbiano ragione ….

Cheers!

TopBeer
TopBeer  … taste the difference

 

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